Si allena in palestra da 22 anni. Una vita. Sta affrontando per il 14esimo anno la serie A1, in mezzo una lista lunghissima di gare e titoli, personali e di squadra, tra campionati italiani, assoluti, europei, mondiali e le Olimpiadi di Pechino del 2008.
Federica Macrì è un'atleta triestina da record, che ha segnato la storia della ginnastica italiana e che a 25 anni è ancora un elemento fondamentale della squadra dell'Artistica '81, che si prepara ad affrontare l'ultima gara della stagione di A1 il prossimo 7 maggio, sempre seguita fin dagli esordi dai tecnici Diego Pecar e Teresa Macrì.
“Dal primo anno di A1 è cambiato molto – spiega - è aumentato lo spirito di squadra da parte mia, il sacrificio per le compagne e lo stesso approccio alla gara, la paura dell'inizio è diventata grinta, voglia di fare il meglio ad ogni costo, con ogni condizione fisica. Certo sono una delle più vecchie, ci sono ginnaste che hanno anche dieci anni meno di me, ma il campionato mi regala ancora grandissime soddisfazioni. Sono proprio le più giovani, ad esempio, a chiedermi di fare la foto insieme, si ricordano dei tempi in cui ero ai vertici della disciplina con la nazionale italiana e i tanti traguardi conquistati. Ci seguivano ed eravamo un obiettivo da raggiungere, un esempio, per molte che sognavano di vestire la maglia azzurra e competere a livello internazionale come noi”.
Federica incanta ancora pubblico e giudici in particolare con il corpo libero, il suo cavallo di battaglia, in un mix di eleganza e forza che da sempre la contraddistingue. Ma con che spirito si gareggia dopo 20 anni di attività? “C'è la gioia dettata dal fatto che dopo ogni esercizio i punteggi sono ancora elevati, e dai complimenti che ricevo molto spesso dopo ogni prova. Gli acciacchi sono l'unico problema attuale, bisogna fare i conti inevitabilmente con le conseguenze di una disciplina praticata ad alti livelli per tanto tempo, ma l'amore per questo sport è talmente grande che si superano sempre, anche se a fatica”.
Nonostante piccoli infortuni e una lunga carriera che conta tutte le gare più importanti per un’atleta, raggiunte con successo, per Federica non è ancora arrivato il momento di smettere. Anzi. “Ogni volta che ci ho pensato poi ho cambiato idea. Finita la serie A1 guardo già ai campionati assoluti di luglio. In ogni caso quando deciderò di non gareggiare più sarà impossibile smettere gli allenamenti, la palestra sarà sempre la mia seconda casa e per adesso la situazione resta invariata. Ho iniziato da qualche anno anche a insegnare ed è un aspetto che mi piace, il fatto di trasmettere la passione alle atlete più giovani. Cosa spinge ad andare avanti? Le sensazioni che si provano durante una gara sono indescrivibili, uniche, è davvero difficile fermarsi. Quando ero più giovane c'era sempre una dose di stress, timore, la paura di sbagliare, mentre adesso prevale il divertimento, quel desiderio di salire sugli attrezzi o scendere in pedana al corpo libero e vivere a pieno tutte le emozioni, l'adrenalina della competizione”.
Guardando all’ampio palmares, ci sono titoli e competizioni in tutto il mondo, ma qual è l’evento di cui Federica conserva un ricordo speciale? “Sicuramente gli Europei del 2006, che ho affrontato come primo anno da Senior e dove è iniziata la mia lunga strada con la nazionale italiana. Sono emersa tra tante ginnaste e per me è stato un grande riscatto, perché la selezione tra le azzurre arrivava dopo duri allenamenti, tanta concentrazione e impegno senza sosta negli anni. Gli Europei ci hanno regalato una medaglia d'oro fantastica, con un gruppo fantastico. La squadra azzurra è stata allora e negli anni successivi un punto di riferimento importante, siamo cresciute insieme, abbiamo segnato traguardi prestigiosi e il 2006 ha visto i miei primi grandi sogni avverarsi. Tra gli altri ricordi positivi ovviamente ci sono le Olimpiadi di Pechino, che però sono arrivate dopo un percorso tutto in salita”.
Olimpiadi iniziate con un pesante infortunio….”A febbraio 2008 mi sono rotta il tendine di Achille. In quel momento per uno sportivo che vede le Olimpiadi nei suoi obiettivi a breve termine è un duro colpo. Non ho mollato. Ho seguito un percorso di riabilitazione preciso, tosto, non è stato semplice ma ho sempre creduto di potercela fare, nonostante dolori e tempi di recupero che inizialmente non sembravano immediati. A luglio 2008 sono rientrata alle gare a Roma, con una prestazione completa su tutti gli attrezzi. E' stata una gioia enorme e anche la spinta giusta per dimostrare a me stessa e a tutti che ero tornata in forma, che Pechino era possibile e così ad agosto ho affrontato le Olimpiadi”.
A breve la conclusione del campionato di A1, poi cosa succede? “Per il momento voglio continuare ad allenarmi e a insegnare, anche se non è facile conciliare tutto questo con l'università. Sul fronte delle gare il 7 maggio ci sarà l'ultima prova di serie A1, dove anche quest'anno abbiamo dimostrato grandi capacità, salendo più volte sul podio. Il gruppo è in crescita, con le più giovani molto determinate e soprattutto con la nostra Tea Ugrin. E' lei adesso a vestire la maglia azzurra della nazionale, ad aver vinto il titolo italiano assoluto, l'ho vista crescere, la considero come una sorella, spero tutto il meglio per lei a livello personale e come atleta. Quanto al mio futuro nella ginnastica posso dire solo una cosa, che è entrata nel mio DNA e che mi accompagnerà per tutta la vita”.
Micol Brusaferro, ufficio stampa Artistica '81-Trieste